Sta
facendo molto rumore l’applicazione di una Legge che disciplina la guida dell’auto
e di fatto discrimina i conducenti sulla base del loro stato di salute. Pare
infatti che a chi sta curando un tumore mediante la chemioterapia, viene sospeso
il rinnovo della patente fino a quando non avrà ultimato il ciclo di farmaci
previsto dal protocollo terapeutico.
La
norma è discriminatoria perché non limita allo stesso modo la guida dell’auto
da parte di conducenti affetti da altre malattie che potrebbero essere
invalidanti, o rispetto a malanni che per le cure richieste potrebbero rendere
pericoloso l’uso dell’auto. Per non contare, come viene fatto notare dalle
Associazioni di pazienti oncologici, che chi si sottopone a chemioterapia
antiblastica vive una vita normale e non solo, molto spesso questo tipo di terapie vengono prescritte
per prevenire le ricadute della patologia con la quale, per altro, spesso si
convive tutta la vita. Secondo la Sociedad Española de Medicina de Tráfico
(Semt) e la Dirección General de Tráfic, per guidare e non essere un pericolo
per gli altri sono necessarie alcune capacità psico fisiche che, secondo loro,
sarebbero limitate dalla chemioterapia. Aspre le critiche da parte di altre
organizzazioni sanitarie che fanno notare che nelle acuzie della malattia, in
corso di chemioterapia antiblastica, il
paziente è allettato ed è impensabile dunque che in quelle condizioni pensi a
guidare, mentre durante le fasi intermedie lo stesso malato fa vita normale, la
stessa che questa norma discriminatoria finisce per rendere penosa.
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