lunedì 15 luglio 2013

Benzina: vergognoso ulteriore rincaro




Mentre scendono le quotazioni dei prodotti raffinati, i prezzi alla pompa di benzina e diesel fanno registrare ancora una scia di aumenti. Stamattina, evidenzia Staffetta Quotidiana, si registra infatti la risposta delle compagnie all’aumento deciso ieri da Eni. Le medie ponderate nazionali dei prezzi tra le diverse compagnie in modalità servito, dunque, salgono ancora, con la benzina a 1,851 euro/litro (+0,6 centesimi) e il diesel 1,745 euro/litro (+0,4 centesimi).

Si tratta dei valori più alti dallo scorso 25 marzo. Fermi i carburanti gassosi: Gpl a 0,794 euro/litro, metano a 0,988 euro/kg. Questa mattina hanno messo mano ai listini tutte le compagnie (tranne Eni), con rialzi compresi tra 0,5 e 1,5 centesimi al litro sulla benzina e tra 0,5 e 1,2 centesimi sul diesel.
Secondo quanto evidenzia Quotidiano Energia, le “punte”  in alcune aree del Paese adesso sono tornate, per la “verde” al livello di metà gennaio ovvero 1,873 euro/litro, mentre il diesel è a 1,755 e il Gpl a 0,818.
In Italia un litro di benzina costa il 12,3% in più rispetto alla media europea: l’Adoc chiede l’intervento dell’Antitrust. “Il caro benzina è intollerabile e insopportabile, chiediamo all’Antitrust di richiamare all’ordine tutte le compagnie petrolifere, soprattutto quelle di bandiera, per porre fine a questa continua speculazione a danno degli italiani – dichiara Lamberto Santini, presidente dell’Adocin Italia si spende in media il 12,3% in più che nel resto d’Europa, addirittura il 25% in più che nella vicina Svizzera. Negli ultimi cinque anni il prezzo della verde è cresciuto mediamente del 10% l’anno, causando seri e irreparabili danni economici sia ai consumatori che alle imprese. E il fatto più grave è che senza tassazione acquistare oggi un litro di verde costerebbe solamente 85 centesimi di euro, dato che tra tasse e accise il costo dell’imposta arriva a 97 centesimi di euro. Sui carburanti gravano infatti l’imposta di fabbricazione, le molteplici e ormai anacronistiche accise (a cui va aggiunta l’Iva) e l’Iva al 21%. Come Adoc siamo delusi anche dal comportamento delle compagnie di bandiera, che invece di reagire e venire incontro alle famiglie in un momento di profonda crisi si adeguano alle tendenze in rialzo”.
Articolo redatto da Help Consumatori

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